Cultura Arte L'Impressionismo.

Edouard Manet: Alla ferrovia (Washington, National Gallery of Art)

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CULTURA - ARTE - L'IMPRESSIONISMO

INTRODUZIONE

Il movimento impressionista si formò a Parigi tra il 1860 ed il 1870 e si presentò per la prima volta al pubblico nel 1874 con una mostra d'artisti indipendenti, organizzata da Degas presso lo studio del fotografo Nadar. A questa esposizione ne seguirono altre due, rispettivamente nel 1876 e nel 1877, presso la Galleria di Durand Ruel, mercante d'arte che, per molti anni, fu il solo sostenitore e patrocinatore degli Impressionisti. Il termine «Impressionisti» risale alla definizione ironica e spregiativa che un critico d'arte francese formulò di fronte al quadro «Impressione, levar del sole», di Claude Monet (1872), presentato appunto nella Mostra Collettiva del '74. Figure emergenti del gruppo erano: Monet, Renoir, Degas, Cézanne, Pissarro, Sisley. Ne era invece considerato precursore Manet che, con Le déjeuner sur l'herbe, presentato al Salon del 1863, segnò l'inizio del dibattito su colore, luce, ombra ed atmosfera. Gli Impressionisti non furono un vero e proprio gruppo artistico unito; infatti, non avevano un orientamento politico-ideologico coerente (ad esempio Degas era un conservatore mentre Pissarro era di estrema sinistra) e, dopo il 1880, anche le loro ricerche pittoriche presero strade differenti. Diverse e tutte fondamentali per il successivo sviluppo dell'arte europea e la nascita delle cosiddette avanguardie artistiche del '900, furono le tematiche e le innovazioni tecnico-formali dell'impressionismo che tanto scandalizzarono la società parigina del tempo. In particolar modo gli elementi innovativi si articolarono nei seguenti punti: 1) L'avversione per le mostre ufficiali, le accademie, il formalismo benpensante della critica d'arte francese. 2) L'orientamento realista, che presupponeva il rifiuto di tutti i filtri di astrazione e rarefazione delle immagini simboliste, per attenersi alla realtà percepita. 3) Il rifiuto del lavoro in studio, con la disposizione dei modelli sotto una luce artificiale. Ciò implicava anche il rigetto delle procedure tecniche abituali che prevedevano una successione precisa di fasi: disegno, ombreggiatura, stesura del colore. Gli impressionisti invece depongono direttamente il colore sulla tela, per rendere con l'immediatezza delle pennellate la freschezza delle impressioni visive. Ed è questa, anche, la ragione per cui scelgono il lavoro «en plein air» (all'aperto) ed accordano la loro preferenza ai paesaggi fluviali, in cui non vi sono linee nette di demarcazione o piani rigidi, bensì un'atmosfera mossa e vibrante di luci e colori, e di superfici riflettenti e cangianti.

EDOUARD MANET

Manet fu il precursore del movimento impressionista. Con due suoi grandi capolavori (La colazione sull'erba e Olympia, del 1863) inizia infatti la pittura moderna. In questi quadri Manet abolisce prospettiva, chiaroscuro, sfumature tonali e ricerca plastica del volume. Il motivo di Olympia è ripreso da La Venere di Urbino di Tiziano, ma la stesura del colore è piatta, il contorno del corpo è messo in forte risalto, quasi ripassato (tecnica che poi sfrutterà abilmente Gauguin). Anche il soggetto de La colazione sull'erba (una donna nuda conversa, in un bosco, con due signori riccamente vestiti) è ripreso da un quadro veneto del '500 (Il Concerto Campestre di Giorgione) e dal disegno Il giudizio di Paride di Raffaello. Il motivo dominante del quadro è la trasparenza dell'acqua nell'ombra umida del bosco, cui si aggiunge la suggestione mitologica della ninfa che rappresenterebbe l'origine della creazione e della vita. Il quadro è estremamente luminoso, ma la luce non è un raggio che colpisce i corpi, bensì un chiarore che emana dalla qualità dei colori.

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Edouard Manet: "Il balcone" (1868)

Edouard Manet: "Il balcone" (1868)

Edouard Manet: "Alla ferrovia" (Washington, National Gallery of Art)

Edouard Manet: "Alla ferrovia" (Washington, National Gallery of Art)

CLAUDE MONET

Monet fu l'artista che, sia pure indirettamente, fornì, con il suo quadro Impression, soleil levant (1872), l'ispirazione per la coniazione del nome del movimento. Monet studiò le leggi dei colori complementari, al fine di ottenere la resa della sensazione visiva nella sua assoluta immediatezza. Sono un affascinante esempio di questa ricerca le Cattedrali di Rouen (1892-1894) in cui Monet rese la mutevolezza degli effetti di luce nel corso della giornata anche in relazione alle diverse condizioni dell'atmosfera. Il tema delle composizioni è la facciata della Cattedrale della città francese. Negli ultimi quadri del pittore l'atmosfera diventò vaporosa, quasi inconsistente: l'impressione visiva, da cui Monet era partito, si trasformò quasi in visione poetica.

Claude Monet: "Impressione: il sole che sorge"

Claude Monet: "Impressione: il sole che sorge"

AUGUSTE RENOIR

Renoir dipinse con tecnica pittorica rapida, a piccoli tocchi di colore, evitando di fondere i toni sulla tela e di impastare il bianco ed il nero al colore per fare il chiaroscuro. La sua fu una pittura di variegato e vivace cromatismo. Tra le sue opere ricordiamo Il mulino della Galette (1876), che è un quadro sulla vita quotidiana del popolo, colta nel suo scorrere incessante. Il soggetto del quadro è una folla animata da un vortice di danze, che consente al pittore di ottenere straordinari effetti di colore e di ritmo. Il dinamismo del ballo è reso infatti con una miriade di note colorate. Lo spazio del quadro non è in proiezione prospettica: le figure sono aeree, quasi generate dalla luce. Paesaggista non inferiore a Corot e Monet, Renoir è altresì splendido nella resa di nudi femminili, siano essi quelli acerbi del periodo giovanile oppure quelli, classici e mediterranei, della sua piena maturità (Bagnante seduta, 1914).

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Pierre Auguste Renoir: "Le Moulin de la Galette" (Parigi, Mus&eacutee d'Orsay)

Pierre Auguste Renoir: "Le Moulin de la Galette" (Parigi, Mus&eacutee d'Orsay)

EDGAR DEGAS

Degas fu l'organizzatore, nel 1874, della prima Mostra degli Impressionisti. Pur facendo parte del gruppo per un certo periodo di tempo, Degas fu in realtà sempre molto lontano dal tipo di pittura visiva ed immediata che facevano i suoi amici. Il celebre dipinto L'assenzio (1876) ha il taglio, nuovo ed ardito, di una inquadratura cinematografica. L'assenzio è lontano dai motivi allegri e festosi della Belle Epoque, come anche dalla gamma di colori vivaci e squillanti di un Renoir o di un Monet. Rappresenta due tipi umani, un bohémien ed una prostituta, instupiditi dall'alcool, che, seduti ad un tavolino di un caffè, fissano il vuoto senza più alcuna luce nello sguardo e vitalità nelle membra. Altri motivi ricorrenti nelle opere di Degas sono i cavalli, resi nel loro elegante guizzare (All'Ippodromo, 1869-1872), ed il mondo del teatro con i suoi cantanti e, soprattutto, le sue ballerine. Le ballerine (Classe di Danza, 1874) e le donne in generale (Due stiratrici, 1884) attirano l'attenzione del pittore che ne studia le pose per rendere puri effetti di movimento nello spazio. L'interesse spaziale di Degas era infatti tale da fargli a volte preferire la scultura alla pittura (Danseuse, 1886).

Edgar Degas: "La famille Belelli" (Parigi, Louvre)

Pierre Auguste Renoir: "Le Moulin de la Galette" (Parigi, Mus&eacutee d'Orsay)

PAUL CEZANNE

Cézanne, su pressione dell'amico Pissarro, partecipò alle Mostre degli Impressionisti del '74 e del '78, anche se la sua ricerca pittorica, già in quegli anni, superava gli Impressionisti per dar luogo ad un nuovo tipo di arte in grado di anticipare le avanguardie del '900, in particolar modo il Cubismo. L'aspetto più importante del lavoro di Cézanne è la nuova struttura dello spazio da lui definita; in una lettera del 1904 Cézanne scriveva: «... bisogna trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono, il tutto messo in prospettiva». Cézanne voleva dunque esaltare la struttura, la definizione del volume della forma, studiandola ed analizzandola attentamente per poi passare al vaglio del pensiero i risultati dell'osservazione, e ricostruire la realtà indipendentemente dall'aspetto naturale (come nel Realismo), dall'atteggiamento emotivo del pittore (come pensavano i Romantici) o dalla semplice, istantanea percezione visiva (come teorizzavano gli Impressionisti). Osservando le forme, Cézanne si accorse dell'impossibilità di rendere, attraverso la semplice impressione percettiva, la loro struttura. Infatti, noi vediamo solo una parte di un oggetto ma sappiamo che ne ha molte altre. Cézanne riuscì a rendere nei suoi quadri, soprattutto nelle nature morte, la variabilità dei punti di vista attraverso impercettibili sfasature di prospettiva. Esaminiamo il famoso quadro L'orologio nero (1869-1870). La tovaglia bianca e gli oggetti posati sulla tavola strutturano per piani geometrici lo spazio, in una ripresa che sintetizza differenti prospettive, come se si potesse vedere, nello stesso momento, una tazzina dal basso ed un orologio posto lì accanto dall'alto. Con questa operazione, Cézanne stabilisce con sicurezza la linea di demarcazione tra l'arte come riproduzione fedele e l'arte come creazione della realtà, dando così alla pittura una nuova funzione: quella di costruire una realtà autonoma. Un altro importante quadro di Cézanne è I giocatori di carte, (1890-1892). Rappresenta due contadini che stanno giocando a carte. La posizione e i gesti dei due uomini sono perfettamente calibrati, e dai loro visi non traspare alcuna emozione o stato d'animo. L'asse del quadro è dato dal riflesso bianco sulla bottiglia, che è lievemente spostato rispetto al centro della tela: la composizione risulta così leggermente asimmetrica, ma pur sempre risolta entro un preciso schema geometrico, come saranno, più tardi, le vedute della montagna di S. Victoire, di cui Cézanne ricostruirà masse e volumi mediante il colore.

Paul Cézanne: "Le grandi bagnanti" (1898-1905)

Paul Cézanne: "Le grandi bagnanti" (1898-1905)

Paul Cézanne: "Alberi che formano un arco", 1906 (New York, coll. Pearlman)

Paul Cézanne: "Alberi che formano un arco", 1906 (New York, coll. Pearlman)

VINCENT VAN GOGH

Con Van Gogh incomincia il dramma dell'artista che si sente escluso da una società che non valorizza il suo lavoro facendone un emarginato, destinato inevitabilmente alla follia e al suicidio. Figlio di un pastore calvinista, Van Gogh scelse, durante gli anni della sua gioventù, di diventare predicatore evangelico presso i minatori del Borinage, una regione belga misera ed abbandonata. La sua predicazione univa evangelismo e socialismo umanitario e proprio per questo motivo la chiesa ufficiale lo allontanò, disconoscendone l'attività religiosa. La rivolta interiore di Van Gogh si espresse nella pittura, un'esperienza creativa che in lui non fu mai disgiunta dai drammi della sua tormentata esistenza. Già nel periodo trascorso nel Borinage, Van Gogh produce uno dei suoi massimi capolavori, I mangiatori di patate. Lo stesso artista così racconta il tema dell'opera in una lettera a suo fratello Teo: «Ho voluto coscienziosamente dare l'idea di questa gente che, sotto una lampada, mangia le patate con le stesse mani che hanno lavorato la terra». La chiave di lettura del quadro è data da un certo tipo di espressività deformata. Lo stesso artista scrisse più tardi: «Il mio più grande desiderio è imparare a fare delle deformazioni, o inesattezze e mutamenti dal vero; il mio desiderio è che vengano fuori, se si vuole, anche delle bugie, ma bugie che siano più vere della verità letterale». Van Gogh volle realizzare un'arte che non guardasse al semplice aspetto esteriore delle cose ma al loro profondo significato. In questo periodo belga l'artista dipinse quasi esclusivamente in modo monocromatico, scegliendo dalla tavolozza quelle gradazioni (neri, grigi, bruni) che potessero meglio esprimere la cupezza e la desolazione della gente con cui aveva volontariamente deciso di vivere. Nel 1886 Van Gogh, su insistenza del fratello Teo, arrivò a Parigi. Van Gogh, animato da intenti rivoluzionari, cozzò contro un muro di incomprensione e rifiuto, elevato dal tenace conservatorismo della società parigina dell'epoca. Scoprì così le tele luminose e brillanti degli Impressionisti e ne fu vivamente affascinato. Improvvisamente abbandonò i temi sociali, passando dal monocromo ad un cromatismo violento. Ma il colore, per Van Gogh, non si esaurisce mai in se stesso, bensì è il tramite per manifestare un sentimento o un pensiero. Questa attribuzione di un valore simbolico al colore è espressa chiaramente in questa formula: «Al posto di cercar di rendere esattamente ciò che ho davanti agli occhi, io mi servo dei colori arbitrariamente per esprimermi in maniera più forte». Ed è proprio questo uso violento, psicologico del colore che fa di Van Gogh il precursore dell'arte moderna di tipo espressionista. Ne è un esempio il famoso quadro «Caffè di notte» in cui il colore acquista il significato di una tremenda metafora. Per primo capì che l'arte doveva servire a trasformare la società e l'esperienza che l'uomo fa del mondo: in questo senso, Van Gogh inaugura l'esperienza figurativa sotto l'insegna dell'Espressionismo, che in effetti farà della proposta di Van Gogh (arte come azione e vita) il punto di partenza delle sue teorie. Tra i capolavori dell'artista ricordiamo: La notte stellata (1889), Autoritratto (con il celebre particolare dell'orecchio tagliato dopo la lite con Gauguin) e La ronda dei prigionieri (1890).

Vincent Van Gogh: "Mangiatori di patate"

Vincent Van Gogh: "Mangiatori di patate"

Vincent Van Gogh: "I girasoli"

Vincent Van Gogh: "I girasoli"

PAUL GAUGUIN

Alla fine dell'800 il distacco degli intellettuali più avveduti dalle posizioni conservatrici della loro classe sociale, li porterà a rifiutare l'identificazione con la società francese del tempo e a consumare la loro esistenza in un quadro di protesta e, soprattutto, d'evasione. Questa evasione, questa fuga senza fine, è vissuta come aspirazione individuale, perché ormai le idee progressiste e i desideri di cambiamento non riescono più a sembrare davvero attuabili. Emblematici rappresentanti di questa classe inquieta di intellettuali furono, in letteratura, Baudelaire, Rimbaud e Verlaine. In arte, l'esempio mitico sarà dato da Paul Gauguin. Già a 17 anni (nel 1865), Gauguin s'imbarcò, come marinaio, per la Guadalupa, e fece poi il giro del mondo. Nell'85, tornato in Francia, cercò una vena di semplice spiritualità popolare in due lunghi soggiorni in Bretagna (è appunto in questo periodo che l'artista dipinse il famoso quadro La visione dopo il sermone del 1888). Nell'87 ripartì per le Antille Francesi, poi andò a Panama e a Tahiti, dove soggiornò lungamente per poi trasferirsi nelle Isole Marchesi, dove morì nel 1903. L'artista voleva evadere da una società attanagliata dall'ipocrisia e da rigidi condizionamenti, per ricreare quello stato di felice accordo con la natura che pensava di poter ritrovare intatto nei costumi di vita delle popolazioni primitive di lontane isole felici. In un certo senso, Gauguin aspirava al recupero di una condizione «selvaggia», che si dà solo evadendo dalla società industrializzata per riconnettersi a quel paradiso perduto dell'innocenza non ancora contaminata dalla ormai decadente cultura europea. Ricercando altrove una vita autentica e spontanea, preferibilmente nelle società che hanno conservato i loro caratteri primitivi, Gauguin, così come Van Gogh, teorizza un'arte pienamente espressionista e comunicativa. Egli, al contrario degli Impressionisti, sostiene che bisogna dipingere di memoria e non dal vero. Ed è questa la ragione per cui si allontana dalla società civile dove non c'è più tempo né spazio per l'immaginazione. E l'immaginazione, associata al gusto per l'arte giapponese, è una delle chiavi di lettura della sua opera. Nei suoi dipinti non ci sono né rilievo né profondità, il colore è steso in ampie zone ed i contorni dei corpi sono spesso tracciati con linee più scure (cloisonnisme); le tinte sono piatte e contrastanti ed i motivi delle composizioni sono sempre sviluppati ritmicamente. L'interesse di Gauguin per l'arte primitiva anticipò di qualche anno quello, fondamentale, di Picasso e dei Cubisti, mentre il suo uso del colore, completamente libero da vincoli realistici, influenzò non poco i Fauves e tutta l'opera di Matisse. Tra le sue opere ricordiamo: Donne sulla spaggia (1891), Donde veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897), Te Tamari No Atua, Natività (1896).

Paul Gauguin: "Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo?"

Paul Gauguin: "Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo?"

Paul Gauguin: "Autoritratto"

Paul Gauguin: "Autoritratto"

EDVARD MUNCH

Munch viene considerato uno dei precursori dell'Espressionismo, soprattutto di quello tedesco (Die Brücke), per l'aggressività e la violenza deformante delle sue immagini, sempre pervase di malinconia e inquietudine. Il suo atteggiamento polemico e violentemente antiborghese lo portò ad una esistenza schiva e decisamente poco mondana. Per il senso tragico della vita e della morte la sua pittura è spesso accomunata alle opere letterarie di Ibsen e Strindberg. Il colore venne sempre usato da Munch in modo irreale, metaforico, allusivo. Nei suoi quadri, a volte, echeggia lo stile Art Nouveau dell'epoca (linee continue, ritmiche). Capolavoro assoluto di Munch fu L'urlo (1893), in cui la deformazione della figura arrivò ad un limite sconosciuto per quell'epoca. L'urlo può essere equiparato per la forza espressiva dell'immagine a un primo piano cinematografico, ed infatti lo stile visionario di Munch ha influenzato molto la più moderna ed efficace tecnica dell'immagine: il cinema.

Edvard Munch: "L'urlo" (1893)

Edvard Munch: "L'urlo" (1893)

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JAMES ENSOR

Ensor, al pari di Munch, permeò la sua pittura di una feroce polemica antiborghese. I temi di Ensor sono quelli del fantastico e del grottesco; indicativo, in questo senso, il grande dipinto (m 2,54 X 4,31) L'entrata di Cristo a Bruxelles (1888). In questo quadro l'artista realizza una crudele satira della società del suo tempo, resa attraverso un uso violento, aggressivo del colore e l'evocazione di immagini di tipo espressionista.

IL DIVISIONISMO

Il Divisionismo fu un movimento artistico che operò in Italia dal 1885 fino al 1915. I pittori divisionisti usarono un procedimento che, separando metodicamente i colori, li rendeva poi più vivi e brillanti sulla tela, secondo la legge dei colori complementari. Il Divisionismo fu preceduto storicamente dal pointillisme (puntinismo) di Seurat e Signac, due pittori francesi che, accostando sulla tela piccoli tocchi di colore puro, ottenevano un effetto globale di grande intensità cromatica e luminosa. Gli esponenti più significativi di questa corrente furono Giuseppe Pellizza da Volpedo e Giovanni Segantini.

Seurat:"Domenica pomeriggio all'isola della Grand-Jatte"

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